Leggere, al tempo del coronavirus è stata una delle poche attività che abbiamo recuperato e che ci hanno aiutato ad evadere dalle mura di casa. Leggere ha permesso di un momento di pausa forzata in un’occasione per prendersi cura di se stessi. Ecco 4 consigli per voi.
Il 2020 per tutti, chi più chi meno è stato un anno di di interruzione delle attività quotidiane. Molti hanno approfittato per riprendere vecchie passioni, o trovarne di nuove. Tutti noi ci siamo ritrovati con tantissimo tempo da poter dedicare alle cose che amiamo di più fare. Tra queste c’è sicuramente la lettura di un buon libro.
Se quindi vogliamo trovare dei lati positivi in questo 2020, possiamo inserirci a pieno titolo la ritrovata possibilità di poterci dedicare ad una sana lettura, con la tranquillità di poterlo fare senza lo stress di cercare il momento giusto della giornata, e la consapevolezza che questa attività ci farà solo del bene. Per questo 4 nostri allievi ci consigliano 4 libri da leggere al tempo del Coronavirus.
The Promised Neverland un manga scritto da Kaiu Shirai è la lettura al tempo del Coronavirus suggerita da Ambra
“Non sono mai stata il tipo di persona da libri, dice Ambra – ma la quarantena e l’isolamento mi hanno portato ad avere maggiore interesse verso i manga giapponesi, di cui già leggevo qualcosa tempo prima.
L’opportunità di leggere al tempo del Coronavirus mi porta a parlare di uno chiamato The Promised Neverland:
la storia narra di questo orfanotrofio, Grace Field House, dove vivono molti bambini orfani, sotto la supervisione di una mamma comune, Isabella. I protagonisti sono tre: Emma, Ray e Norman.
Loro, con tutti gli altri bambini, vivono felicemente nell’orfanotrofio, nella spensieratezza giusta per quell’età. Mangiano tutti insieme, cucinano, giocano.. e svolgono periodicamente dei test di intelligenza, inconsapevoli del vero perché.
La fuga di Norman ed Emma
Dopo una serie di eventi, i poveri Norman ed Emma scopriranno che tutto quel bagliore proveniente dall’orfanotrofio in realtà era sempre stata una bella illusione, la realtà era sempre stata ben nascosta ai loro occhi, dalla loro furba mamma. Dopo il ritrovamento del corpo morto di una delle loro sorelline, decidono di organizzare un piano di fuga. (non racconto altro, andatevelo a recuperare)
E’ incredibile come riesca a risultare inquietante e disturbante una storia che parla di bambini di un orfanotrofio, dietro alla quale si celano cose raccapriccianti, che con l’ uso della loro intelligenza, si organizzano per avere la loro libertà.
Ecco perché ti coinvolge mentalmente… leggere un racconto del genere, in quarantena, di sicuro suggestiona. Questi bimbi erano abituati ad una loro quotidianità, ad essere liberi pur essendo rinchiusi dentro delle mura. E’ una storia che lascia costantemente con il fiato sospeso, e se non fossi stata costretta ad essere chiusa in casa forse non avrei avuto tempo e voglia di andarla a leggere. Qualunque cosa ha il suo lato positivo.”
“I Racconti dell’Età del Jazz” di F. Scott Fitzgerald sono la lettura al tempo del coronavirus suggerita Alessandra
“In un periodo storico dove le feste e gli assembramenti sono severamente vietati, – racconta Alessandra -appassionarsi alle storie che hanno come tema comune i party sfrenati durante la rinascita degli States del primo dopoguerra, può risultare sia distensivo che terribilmente malinconico.
Ed è proprio per questo che, spinta dal desiderio di leggerezza, mi sono avvicinata alla raccolta di racconti brevi “I Racconti dell’Età del Jazz” firmati F. Scott Fitzgerald.
Questo libro è un insieme di storie e personaggi strampalati che negli anni venti vivono una vita senza limiti fatta di feste, distrazioni, delusioni d’amore, alcol e tabacco, quasi sempre non curanti delle proprie condizioni economiche o di salute.
I ruggenti anni 20
Non è difficile, mentre si leggono queste storie, fermarsi a pensare a quanto il divertimento sia indispensabile per ognuno di noi, qualsiasi sia la condizione sociale ed economica; e soprattutto è facile notare questo bisogno in un momento in cui sono poche le occasioni in cui potersi svagare senza pensieri.
Ma il lockdown Fitzgerald non poteva certo prevederlo e ci mostra questa serie di “fotografie” attraverso le storie di uomini e donne immersi nell’era dei “ruggenti anni 20”, in cui il mito della ricchezza dà vita alla distruzione di ogni coscienza etica ed economica.
Leggendo questi racconti durante un lockdown mondiale, in cui della spensieratezza ci rimane soltanto un ricordo, è infatti facile ritrovarsi a fantasticare su quelle feste senza limiti.
E anzi, leggendo possiamo quasi percepire l’odore del Gin distillato di nascosto nei sotterranei di Manhattan, o possiamo immaginare le orde di signore incipriate che si scatenano sulle note ragtime e charleston suonate dalle orchestre fino all’alba; e fino a quando non potremo tornare anche noi a ballare spensierati, non ci resta che immergerci in queste atmosfere sognanti in cui il lusso e desiderio la fanno da padrona”.
Quest’anno non scendo di casa Surace è la lettura al tempo del Coronavirus suggerita da Marzia
Quest’anno dopo tutto, alti e bassi, avrei voluto scendere giù al Sud per Natale per rincontrare amici e parenti. Ma le cose sono andate diversamente così per l’occasione, durante il periodo di Natale ho deciso di leggere un libro di chi come me ha dovuto rinunciare alla compagnia della propria famiglia e degli amici d’infanzia e stare su al Nord. Il libro in questione si chiama “Quest’anno non scendo” di Casa Surace.
Un romanzo molto leggero che consiglio a chi come me è legato alle tradizioni. Questo libro narra di Antonio Capaccio un giovane del Sud trapiantato al Nord. Dopo anni da fuorisede, tra università e stage, sta finalmente per raggiungere l’agognato obiettivo di ogni precario: il posto fisso. Ma è un sogno che si realizza a caro prezzo: Antonio dovrà restare a Milano durante le imminenti feste di Natale. Potrebbe sembrare una buona notizia, ma non per una famiglia del Sud.
Per scongiurare la tragedia famigliare, i Capaccio, genitori, nonni, fratello, zia, cugini e pure amici al seguito, si mettono in viaggio verso il Nord, a bordo di uno scassatissimo furgone Volkswagen anni Settanta. Al grido «Nulla separa una famiglia a Natale!», i Capaccio saranno pronti a sfoderare un intero arsenale di astuzie e tradizioni pur di raggiungere la meta.
“L’alchimista”, di Paulo Coelho è la lettura suggerita da Pasquale.
Quest’anno ho avuto tanto tempo da poter dedicare ad uno delle mie passioni preferite: la lettura.
Improvvisamente mi sono reso conto che avevo tantissimi libri abbandonati da molto tempo, in attesa di essere cominciati. Avevo solo l’imbarazzo della scelta. Tra i tanti che ho potuto leggere al tempo del Coronavirus, uno di quelli che mi ha segnato più profondamente è stato “L’alchimista”, di Paulo Coelho.
L’avevo comprato qualche mese prima ad un mercatino dell’usato, dove l’avevo trovato in una bellissima edizione con illustrazioni originali. Sentivo che era arrivato il momento giusto per leggerlo: i libri di Coelho sono sempre stati capaci di trasmettermi positività e speranza nel futuro. Ho iniziato la lettura…
Il racconto è in sostanza una favola metaforica. Parla di un giovane pastorello dell’Andalusia che, in seguito a dei sogni ricorrenti, decide di abbandonare le sue terre per intraprendere un viaggio alla volta dell’Egitto, in cerca di un “tesoro” che avrebbe trovato ai piedi delle piramidi. Santiago, il pastorello, dopo aver venduto il gregge, si imbarca, in cerca dell’avventura. Una volta sbarcato in Africa, dopo la prima notte, si troverà già a dover affrontare la sua prima prova: viene infatti derubato da un ragazzino che si era offerto di fargli da guida, e si trova così improvvisamente solo, in una terra sconosciuta, per giunta senza denaro. Dopo un primo momento di sconforto, decide di tenere duro, e fa la conoscenza di un mercante di vasellame, per il quale si offre di lavorare. L’avventura continua in questo modo, tra viaggi, conoscenze nuove, e infatuazioni amorose. Alla fine Santiago riuscirà a raggiungere le piramidi e “troverà” effettivamente un tesoro, anche se ben diverso dalle sue aspettative e da quello che ci si potrebbe immaginare.
Il coraggio di vivere la vita inseguendo i propri sogni
Al di là degli eventi fiabeschi, la storia è densa di significati, così come qualsiasi altro libro di Coelho. Tra tutti sicuramente ritornano temi cari all’autore, quali il coraggio di vivere la vita inseguendo i propri sogni, “leggendo” segni che gli eventi, apparentemente casuali, lasciano sul nostro cammino. Ma anche la capacità di vivere appieno ogni singolo momento, di non preoccuparsi di ciò che potrebbe accadere, o anche non accadere, e che comunque non dipende dal nostro controllo. E ancora, la forza di mettere entusiasmo in tutto quello che stiamo facendo, anche se lontano dalle nostre aspirazioni e desideri. Perché solo “chi riuscirà a mantenersi sempre nel presente sarà un Uomo felice”. E solo questo atteggiamento renderà la nostra Vita degna di essere vissuta.
A tutti una buona lettura con i nostri 4 libri da leggere al tempo del Coronavirus e se ami scrivere ti consigliamo il nostro corso di scrittura creativa.